9 ottobre 1982

06/10/2022-23/11/22

Sono trascorsi 40 anni dall’attentato del 9 ottobre 1982 alla Sinagoga di Roma, un delitto terroristico di matrice palestinese rimasto impunito e una ferita ancora aperta nella coscienza civile e spirituale del Paese. In occasione dell’anniversario, la Fondazione per le Scienze Religiose di Bologna, insieme all’Associazione B’nai B’rith ed al Comitato per gli anniversari di Interesse nazionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, con la collaborazione della Comunità ebraica di Roma, ha organizzato una mostra alle Terme di Diocleziano per ricordare l’orribile attentato e l’omicidio del piccolo Stefano Gaj Taché.

L’allestimento, un’iniziativa all’interno del progetto “9 Ottobre 1982. Memoria, Storia e Racconto di un delitto dimenticato”, è stato il compimento di una lunga ricerca che voleva affrontare la complessità di un infanticidio e di uno spargimento di sangue avvenuti in un luogo sacro.

Attraverso passaggi, teli retroproiettati, vecchi televisori sospesi, cascate di suoni emerge la complessità di un contesto e l’enormità del silenzio che lo ha accompagnato e che tuttora ne inibisce la comprensione.

Le pagine dei quotidiani, i dispacci, le note di polizia, gli atti giudiziari, le informative di intelligence facevano parte dell’allestimento, come sipari da “aprire” per procedere, ostacoli da aggirare per passare, dalla curiosità cinica e dalla vergogna inerte, alla verità del sangue sparso, che porta ai volti dei 39 scampati all’attentato dell’82.

Il lavoro storico compiuto ha tentato di offrire un proprio antidoto alla frammentazione delle opinioni e dei “secondo me”, che ogni attentato terroristico genera, e ai quali solo la verità giudiziaria può dare risposta, ma il cui esito, quanto più irreparabile è la tragedia, tanto più risulta insufficiente, tardo o frammentario. Il lavoro storico svolto sa di non soddisfare né il giudice né la vittima, ma fa leva sulla consapevolezza che è impossibile ricomporre il labirinto storico documentale senza praticare un rigido distanziamento. La mostra obbedisce a tale criterio e lo valorizza, attraverso una regia che utilizza regole epistemologiche e scelte artistiche adottate dalla Piccola officina di videostoria di Fscire, che mescola l’uso videostorico dell’immagine (pagine dei giornali, documenti, fonti, il videomapping) e dei suoni.

É stato un vero piacere accogliere alla mostra oltre 9.000 visitatori e ospiti di eccellenza tra cui Liliana Segre, senatrice della repubblica, Luciana Lamorgese, allora Ministro dell’Interno, e Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma.

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La Senatrice Liliana Segre in visita alla mostra